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ENRICO GRANDE

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Piazza Camillo Benso di Cavour, 3
10123 Torino

+39 011 8141448    
e.grande@tpblex.it

P..I. 07892230017
 

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Aiuto il cliente a scegliere il modo migliore di risolvere il suo problema, ponendo al centro della mia proposta professionale la sua persona, i suoi bisogni e i suoi interessi, per trovare insieme soluzioni su misura e sostenibili.

 

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Gli effetti che un conflitto familiare produce sui figli o su noi stessi non sono la conseguenza del conflitto in sé quanto piuttosto del modo in cui lo gestiamo.


Il modo in cui decidiamo di affrontare un problema incide direttamente sulle soluzioni. Se troviamo il mezzo e il metodo giusto per approcciare un problema, allora il risultato sarà certo.

 

Le strade alternative al giudizio, hanno migliori possibilità di sviluppare capacità comunicative e decisionali, soprattutto nell'interesse dei figli. Tali metodi richiedono un investimento di tempo e di economie complessivamente inferiore rispetto agli approcci giudiziali e, soprattutto, maggiori benefici in termini di soluzioni efficaci per il futuro.
 
 
 

1. Pratica Collaborativa

“Nel momento in cui le persone cominciano a parlare dei loro bisogni anziché di quello che non va negli altri, aumenta la probabilità che esse hanno di trovare strade per soddisfare i bisogni di tutti.” 

 

Marshall B. Rosenberg
 

Cos'è?
La Pratica Collaborativa è una magnifica opportunità di affrontare e risolvere i conflitti familiari (e non solo), anche quelli più accesi, fuori dalla logica vincenti/perdenti, fuori da soluzioni imposte o subite. Un risultato che si può raggiungere solo affidandosi a professionisti interdisciplinari adeguatamente formati a creare un clima facilitante che metta al centro della scena le persone coinvolte nel conflitto e le loro esigenze più autentiche.
 

Perché?

In una disputa il cliente spesso vuole sentirsi dire che ha ragione. E senz’altro ha ragione, dal suo punto di vista. Questo, però, non lo aiuta minimamente a risolvere con soddisfazione la disputa dal punto di vista pratico, perché l’altra parte si oppone e combatte con tale forza da richiedere un intenso dispendio di risorse, anche economiche, per controbattere e sperare di vincere. Combattere ed essere assertivi non sono la stessa cosa: si può rinunciare a combattere senza perdere alcun diritto, non si può rinunciare ad essere assertivi se non perdendo qualcosa.

 

Il modo di vedere le cose degli avvocati come me, ovvero dei professionisti collaborativi, non è usare categorie come “chi ha torto/chi ha ragione”, “chi è nel giusto/chi nello sbagliato”, quanto mantenere la giusta lucidità che consente di comprendere i reali bisogni del cliente e i suoi interessi, di gettare un’occhiata verso le altre parti, e, con un lavoro di team, di andare al cuore dei problemi e rendere efficiente e duratura ogni possibile soluzione, con la soddisfazione di tutti gli interessati. Rinunciando ad esercitare accanimento per ottenere giustizia, il cliente potrà avere adeguata soddisfazione e vincere, ma non sull’altra parte, bensì in relazione agli obiettivi che vuole realmente raggiungere.
 

Come funziona?

Le parti che sono coinvolte direttamente nella negoziazione, sono al centro della scena con l’ausilio dei rispettivi avvocati e inoltre, elemento caratterizzante questo modo di negoziazione, di alcuni esperti neutrali, come ad esempio un facilitatore e/o un esperto finanziario e/o un esperto dell’età evolutiva). Tutti questi professionisti hanno ricevuto una formazione specifica in questo metodo.

Il processo collaborativo inizia con l’impegno delle parti in forma scritta di intraprendere un percorso in buona fede con lealtà, trasparenza e riservatezza volto alla risoluzione del conflitto. Il processo si snoda attraverso tappe ben precise e rodate e si conclude con un accordo tra le parti.
Per approfondimenti, consiglio di consultare i siti web di AIADC-Associazione Italiana Professionisti Collaborativi (www.praticacollaborativa.it) e di IACP-International Academy of Collaborative Professionals (www.collaborativepractice.com).

 

Vantaggi

Se si decide di cogliere questa opportunità, tempi e costi complessivi di una separazione o di un divorzio (per esempio) possono essere drasticamente ridotti a vantaggio di soluzioni più efficaci e durature.


 

2. Mediazione

La mediazione è il procedimento nel quale le parti negoziano un accordo con l'aiuto di un terzo neutrale formatosi ad hoc per facilitare il confronto e il dialogo tra le parti, secondo modalità diverse da quelle che esse utilizzerebbero se fossero da sole o si trovassero in Tribunale
 

Il mio approccio

Le modalità di intervento variano a seconda dell'approccio adottato dal mediatore.
Essendo io anche un counselor fedele agli insegnamenti di Carl Rogers, è stato per me naturale formarmi ed ispirarmi all'approccio “trasformativo”. È un metodo in cui le persone sono poste al centro della scena e restano le protagoniste delle proprie scelte perché nessuno potrà conoscere e risolvere i problemi di una famiglia meglio di quanto possano farlo i diretti interessati. Solitamente questi ultimi hanno solo bisogno di essere aiutati a sviluppare le proprie capacità e potenzialità di gestire la lite, comprendendo meglio le proprie ragioni e le ragioni dell'altro così da trasformare la modalità di gestione del conflitto. Con tale strumento di lavoro, le parti mantengono la libertà di autodeterminarsi, senza vedersi imporre da un terzo estraneo (quale un giudice o un arbitro) la soluzione dei propri problemi.


Il mio approccio è quindi di tipo non direttivo, volto a permettere alle parti coinvolte di maturare una maggiore consapevolezza della situazione in cui si trovano e di migliorare l'interazione personale.
La mia formazione (avvocato e counselor) mi consente di offrire un aiuto sia con competenze volte a migliorare le interazioni tra le parti, sia con competenze strettamente tecnico-legali volte a trasformare le idee, le richieste e gli accordi in soluzioni tecniche.

Quando è utile propongo la partecipazione al procedimento di un ulteriore facilitatore, spesso di formazione finanziaria o psicologica (www.bassinoegrande.it), in modo da offrire altre e più specifiche competenze, fermo restando che nella mediazione (tanto quanto nella Pratica Collaborativa o in altre forme di risoluzione alternativa delle controversie) non viene mai svolta attività di tipo “terapeutico”.
 

Mediazione in materia civile e commerciale 

Nelle mediazioni in materia civile e commerciale (non familiare) che svolgo quale mediatore dell'Organismo di Mediazione del Foro di Torino, secondo le regole previste dalla legge e da tale organismo, pratico la mia attività utilizzando anche tecniche tipiche della soluzione dei conflitti basate sui bisogni e interessi delle parti, con metodi di problem solving, sempre attento a cercare di dirimere le liti e trovare una connessione tra le parti.

 

Durata e vantaggi.

La durata della mediazione dipende dalla complessità delle situazioni personali, sentimentali e finanziarie di ciascuno. Come per gli altri strumenti di risoluzione delle controversie al di fuori del Tribunale, i tempi e i costi complessivi del lavoro svolto sono generalmente inferiori a quelli tipici della scelta giudiziale, mentre l'efficacia nel tempo delle soluzioni concordate è sicuramente più solida.


 

3. Negoziazione basata sugli interessi

“Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista devi cambiare punto di vista.”
 

Marianella Scalvi 

Così come il conflitto, il negoziato è un fatto della vita. Negoziamo tutti i giorni sulle cose più disparate, spesso per risolvere un conflitto e raggiungere un accordo con persone con idee e interessi diversi (talvolta contrastanti, talvolta analoghi ai nostri). Persino in Tribunale, per trovare un accordo prima della sentenza, prima che qualcuno decida al posto nostro.
Il modo in cui si negozia è fondamentale. Il mio approccio è quello sviluppato all'Università di Harvard a partire dagli anni ’70: il cosiddetto “negoziato sul merito”. Una terza via rispetto ai negoziati “duri” o “morbidi”. Si basa sugli interessi, ossia sull'espressione dei bisogni umani che sottostanno e motivano le richieste delle parti, piuttosto che le stesse mere richieste (“posizioni”) su cui le parti si fissano quando vogliono raggiungere il massimo anche a danno dell'altro, portando a un'escalation dello scontro, invece che ad un accordo efficiente.
Implica tecniche e approcci ben diversi dal negoziato “posizionale” in cui si lavora al “tiro della corda” per ottenere il numero, il risultato che si ha in mente, generando un vincente e un perdente. Nel negoziato di merito si tratta con le altre parti senza considerarle come avversari, ma riconoscendo che hanno un punto di vista diverso dal nostro rispetto a un problema comune da risolvere. Cercando di comprendere gli interessi di ognuno (comprendere gli interessi non vuol dire condividerli) si ha modo di generare più soluzioni, per poi scegliere, servendosi anche di criteri oggettivi e in accordo fra le parti, quella più efficiente. Il negoziato di posizione è facile, perché non richiede alcuna preparazione specifica, lo può fare chiunque. Il negoziato di merito basato sugli interessi richiede invece preparazione, impegno, inventiva, capacità di ascolto. Può generare risultati molto più efficienti, soddisfacenti e duraturi per le parti coinvolte.

Il metodo sta alla base della Pratica Collaborativa, anche se in quest'ultimo strumento di lavoro è stato ulteriormente affinato per renderlo maggiormente efficace mediante la condivisione di valori e regole da parte di tutti i professionisti abilitati a utilizzarlo (con formazione comune e obbligatoria).

 

4. Negoziazione assistita

 La negoziazione assistita è un tipo di negoziazione espressamente prevista dalla legislazione italiana. Grazie a tale normativa, le parti convengono di cooperare in buona fede e con lealtà per risolvere in via amichevole una controversia, assistite da uno o più avvocati - la presenza di un avvocato per parte è obbligatoria nei casi di separazione e divorzio - (riferimento: D.L. n. 132, successivamente convertito con modificazioni dalla Legge 10.11.2014 n. 162, ulteriormente modificato dalla L. 206/2021 e provvedimenti successivi). Recentemente, la negoziazione assistita è stata estesa, tra l'altro, anche ai casi di figli nati fuori dal matrimonio e ai casi di modifica degli assetti già pattuiti dalle parti fuori dal giudizio o stabiliti dal giudice dopo un giudizio.

 

L’iter della procedura è molto semplice e lasciato in gran parte all’autonomia delle parti, così come la scelta dello stile di negoziazione, che potrà essere competitivo, distributivo, cooperativo, collaborativo. In sostanza, è un “contenitore” dove poter far confluire molte delle tecniche e degli strumenti più avanzati ed affinati di cui si è trattato nei paragrafi precedenti.


Personalmente, svolgo la negoziazione assistita rifacendomi ai principi della negoziazione basata sugli interessi (la cosiddetta negoziazione di merito o di principi), che, nella mia esperienza, diventa più agevole e di maggiore efficacia con colleghi abituati a parlare la “stessa lingua” perché formati a tale metodo o alla Pratica Collaborativa (che contempla ulteriori e più pregnanti regole volte a rendere la negoziazione di merito ancora più sicura ed efficace).
 

5. Attività giudiziale

Quando è necessaria?

Talvolta, anche contro la nostra volontà, ci troviamo costretti a difendere i nostri diritti in Tribunale.
Ciò può accadere quando tutte le negoziazioni legali non sono andate a buon fine o si rivelano quale approccio non percorribile, perché magari siamo chiamati in giudizio da qualcuno che vuole che un giudice accolga solo il suo punto di vista, gli dia ragione e dia torto alla controparte. Atteggiamento molto spesso derivante dal desiderio di mettere in atto un qualche tipo di vendetta o comunque di raggiungere esclusivamente i propri fini.
Oppure quando i nostri figli o noi stessi siamo vittime di abusi, minacce, violenze o ci sentiamo comunque in pericolo. O ancora quando ci troviamo in una condizione di umiliazione tale da non essere nelle condizioni di rivendicare i nostri diritti. Cosa succede?

In tali casi sarà un giudice a decidere sulle questioni personali delle parti e, solitamente, come potrebbe confermare qualsiasi giudice, nessuno uscirà vittorioso da un giudizio, tantomeno i figli. Per quanto possano essere preparati e attenti i giudici, il sistema giudiziario (la cui esistenza è essenziale nel garantire una soluzione delle dispute come quelle sopra citate) non potrà mai conoscere a fondo le persone coinvolte in giudizio, i loro reali bisogni e i loro interessi.

L'unica soluzione cui si arriverà avrà a fondamento le testimonianze, i documenti fiscali e ogni altra circostanza utile a definire una soluzione in base al “diritto”: verranno accolte le domande di chi ha “ragione” secondo diritto e rigettate le domande di chi ha “torto” (sempre secondo diritto). E nessuno può assicurare che le domande presentate in giudizio, anche se fondate, verranno accolte.

 

Il ricorso alla decisione giudiziale, a volte assolutamente necessaria, difficilmente migliora i gravi problemi di comunicazione e di relazione tra le parti. In tale sede spesso il conflitto si autoalimenta, soprattutto a danno della felicità dei figli (oltre che dei genitori).
 

Il mio approccio

Il mio modo di affrontare il percorso giudiziario ha come capisaldi molti dei valori espressi nella sezione “Come lavoro”.

Nella mia esperienza, tali valori (esperienza e competenza, capacità di accoglienza e di ascolto, equilibrio e responsabilità, approccio su misura, curiosità, creatività, collaborazione, visione) fanno la differenza anche in un contesto giudiziale, dove pure i giudici non apprezzano le liti rancorose, pretestuose, con tosi esasperati, spesso fonte di ulteriore sofferenza per le parti e i loro figli.

 

Ove vi sia anche solo uno spiraglio di possibilità e quando ciò è utile, mi adopero affinché le persone coinvolte in giudizio riprendano il dialogo e, soprattutto, il potere di autodeterminarsi, riappropriandosi delle decisioni sul proprio futuro, per non lasciarle nelle mani di terzi. Ciò, sempre se possibile, con la collaborazione dei giudici e delle, controparti e dei colleghi. Se ciò non è possibile, mi adopero con determinazione affinché gli interessi e le domande del cliente siano ben chiari al giudice.

 

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